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Nei giorni per versi

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I

 

Come un accento a voce claudicante
balza e s’arresta il limite del giorno.
Taglieggia tra le sdrucciole e le piane
e tronca si riveste soluzione.


II

 

Raccogli panni e polvere a tentoni
(volteggia cencio bianco in dissolvenza).
Increspate le reti a ranghi storti,
pesca a strascico appare soluzione.


III

 

Non mette conto di narrare cruccio
se questo è tenue al cospetto di strazio
carta vetrata che sfalda ogni giorno
anche il sorriso imbe(ci)lle e tenace.

 

IV

 

Hai diviso, sezionato, riposto,
glossato e modulato con l’artrosi.
Sui piedi e le misure le escrescenze
si spingono, arrendevole reclamo.


V

 

Al portatore d’acqua non si chiede
di narrare di sé e della sua fonte.
Sorda sete che s’avventa sul secchio
scansa polvere suole e passi stanchi.

 

VI

 

«Lassez!» soleva dire, inascoltato.
La si faccia finita col teatro
le baruffe bassotte flatulente
il bolo sbalestrato ma conforme.


 

 

 

[ da Nei giorni per versi, Anna Maria Curci, Arcipelago Itaca ]

 

 

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